Il suo nome è talmente strano che anche se non sarà facile da pronunciare non sarà difficile ricordarlo. Alla lettera «Cacc’e mmitte» vuol dire «togli e metti», che corrispondeva alla pratica di un tempo, quando le strutture di vinificazione (palmenti) si prendevano in fitto, di versare le uve e togliere velocemente il mosto per dare spazio agli altri.
Stretto per anni tra nostalgica tradizione e vinificazioni discutibili, è tornato da qualche anno a livelli più che accettabili. Merito di una sparuta pattuglia di produttori che ha dato vita al Consorzio che, sia pure con qualche difficol-
ta, continua la sua opera di divulgazione dell’originale vino. La stranezza però non è solo nel nome, ma anche nella sua composizione, che prevede obbligatoriamente una percentuale, (15-30 %) di uva bianca, da aggiungere ad una base solitamente composta prioritariamente da Uva di Troia e poi da Montepulciano.
L’azienda La Marchesa dinamicamente condotta dalla coppia Marika Maggi e da Sergio Lucio Grasso che si occupa principalmente delle vigne, é stata tra le prime a credere nella rinascita di questo vino e lo ha fatto producendo quello che è ormai uno dei vini simbolo della cantina. Ottenuto da vigne coltivate nel territorio di Lucera su terreni argilloso-sabbiosi ha colore porpora con riflessi violacei. Un naso che ricorda note di frutta fresca, prugna, ciliegia poi erbe officinali e leggere sensazioni balsamiche. Al palato è fresco, dinamico, con ritorni fruttati e moderata tannicità.
La versione proposta subisce un breve passaggio in botti di medie dimensione, che si avverte con una piacevole ed equilibrata sensazione appena speziata. E vino piacevole, immediato che regge senza alcun problemi sia primi piatti che secondi di carne, ma volendo anche qualche pesce. Vino di grande piacevolezza.